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Qui rido io

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Il film dura due ore e un quarto e, tutto sommato, lo si guarda
volentieri.
Però, se non avessi visto prima I fratelli De Filippo di Sergio
Rubini, con Giancarlo Giannini al posto di Toni Servillo nella parte di
Eduardo Scarpetta, avrei fatto fatica a capire i rapporti familiari tra
i vari personaggi, che nell'opera di Rubini sono invece ben definiti.
Alla fine ne esce un film senza trama, dove forse il tema più
interessante è lo scontro giudiziario tra Scarpetta e Gabriele
D'Annunzio, che coinvolge tutti i grandi nomi della cultura napoletana
di inizio '900 (Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Ernesto Murolo - che
in questo film si lascia intendere essere figlio naturale dello
Scarpetta, accreditando le voci dell'epoca - Ferdinando Russo e
Benedetto Croce).
Il cast è ricco di personaggi napoletani di varia estrazione. C'è la
cantante Maria Nazionale. C'è Giovanni Mauriello della Nuova Compagnia
di Canto Popolare, che aveva già interpretato nel 1983 il grazioso
Another time, another place. C'è il giovane Eduardo Scarpetta,
discendente dell'originale. C'è Gianfelice Imparato, ormai prezzemolo di
tutte le attuali fiction televisive. C'è Gigio Morra, che era il giudice
Scognamiglio ne Il commissario Montalbano, e che anche qui fa
il giudice. E Iaia Forte.
Un quasi irriconoscibile Paolo Pierobon interpreta D'Annunzio.
Toni Servillo è un Eduardo Scarpetta un po' più credibile di Giannini,
che rende bene il personaggio, ottimo sulla scena e molto discutibile
nella vita privata.
Colonna sonora con tantissime canzoni napoletane del periodo d'oro, da
Era de maggio a 'Dduje paravise e tante altre.
Ma, ripeto, se non avessi saputo già la storia di Scarpetta e dei De
Filippo, non so quanto avrei potuto capire da questo film. |